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martedì 29 agosto 2006

queste cose mi sa che a scuola non le insegnano

Girovagando per la rete mi sono imbattuto in un carme di Catullo(il XVI) che mi ha lasciato di stucco:

Pedicabo ego uos et irrumabo,
Aureli pathice et cinaede Furi,
qui me ex uersiculis meis putastis,
quod sunt molliculi, parum pudicum.
nam castum esse decet pium poetam
ipsum, uersiculos nihil necesse est;
qui tum denique habent salem ac leporem,
si sunt molliculi ac parum pudici,
et quod pruriat incitare possunt,
non dico pueris, sed his pilosis
qui duros nequeunt mouere lumbos.
uos, quod milia multa basiorum
legistis, male me marem putatis?
pedicabo ego uos et irrumabo.


Traduzione(attenzione contiene parole forti!!):

Io ve lo ficcherò in bocca e nell'ano
Aurelio bocchinaro e Furio culattone,
a voi, che per certi miei versi, è vero,
un po' sconci, mi credete un degenerato.
Un poeta all'altezza dev'essere casto
lui stesso, non certo i suoi versi,
che di fatto hanno arguzia e sapore
proprio in quanto un po' spinti e senza pudore
e in grado d'eccitare quel certo prurito,
non dico nei ragazzi, bensì nei caproni
ormai incapaci nel darci dentro coi fianchi.
Voi, perché leggete di tutti quei baci a milioni,
voi non pensate che io sia maschio a dovere?
Io ve lo ficcherò in bocca e nell'ano.

Penso siate rimasti scioccati pure voi.
Ma ritengo che questo sia il carme che mi servirà qualora volessi far venire un'attacco di cuore alla mia prof. di latino.

Il Catullo di Lesbia, il poeta novus, il neoterico, il labor limae...
sti cazzi!!
Questo parla peggio di me!!


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