Leggendo "Il Barone Rampante" di Italo Calvino c'è una frase che mi ha bloccato, mi ha fatto profondamente riflettere e pensare su quanto mi rappresenti.
"Le imprese che si basano su di una tenacia inte riore devono essere mute e oscure; per poco uno le dichiari o se ne glori, tutto appare fatuo, senza sen so o addirittura meschino."
A volte certa gente non capisce ciò che faccio, credendole cose assurde, insensate. E sono lì ad ingurgitare critiche e pugnalate alle spalle, ma questo non mi smuove.
E ciò che provo, è ciò che Calvino ha scritto, ha inciso, fotografato come un'istantanea: l'essenza dell'uomo che è determinato e ambizioso, ma allo stesso tempo è fragile e insidiato dal vento(della gloria?del riscatto?) e la sua perseveranza viene vista quasi in una perversione maniacale, che alla fine magari lo è, ma è frutto di forte sacrificio ed equilibrio interiore.
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venerdì 28 luglio 2006
La perversione della costanza
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